Coppa je m'en vais
Questo è un post privato, scritto su uno spazio pubblico, ma sempre privato resta e, per gli amanti delle mie ricette, vi annuncio che non so ancora se sfornerò qualcosa, per cui armatevi di santa pazienza, non siate disonesti scorrendo giù con il mouse per vedere se alla fine c'è una ricettina e leggetevi tutto in solidarietà.
20 gr di burro
1 dl di latte
sale e pepe a piacere
e finalmente si che vi brilleranno gli occhi!
Allora le domande me le faccio da sola, anzi niente domande, solo risposte.
Ce ne andiamo da Napoli perchè presto sarò disoccupata per l'ennesima volta e ho messo la parola fine ai call center.
Ce ne andiamo da Napoli perchè abbiamo molti cani e qui, se volessimo una casa con il giardino non ci basterebbero molti lavori in molti call center per pagare l'affitto.
Ce ne andiamo da Napoli perchè a me sta sul cazzo che la città è zozza come una discarica delle periferie di Dakar e che quando vado in spiaggia è pieno di resti di pollo e frittate di pasta e a Pepa gli viene la diarrea.
Ce ne andiamo da Napoli perchè, per la stessa ragione di cui sopra, io non posso indossare sandali, che mi ritrovo ossi di pollo e lische in mezzo alle dita dei piedi.
Ce ne andiamo da Napoli perchè i clacson suonano sempre come se qualcuno stesse per partorire sul sedile posteriore anche se dietro non c'è seduto nessuno e a volte suonano anche senza il pilota.
Ce ne andiamo da Napoli perchè, è vero che la città offre molti diversivi e possibilità di svago, ma siamo così poveri che tutto ciò che abbiamo lo svaghiamo per affitto, condominio e bollette (...E PROLE...MICA SIETE ECONOMICI!!!).
Ce ne andiamo da Napoli perchè sacrificare il proprio tempo miserabile sui mezzi pubblici provoca l'ulcera e, a me personalmente, crisi di pianto e di disperazione, perchè per una che lavora 9 ore al giorno a nero, starne fuori da 10 a 12, significa non trovare tempo neanche per andare al bagno (è vero che io con le mie ricettine lampo, trovo tempo per tutto, ma questo Napoli non lo sa e ancora si incazza a vedermi in piedi ogni mattina viva e vegeta perchè mi piega, ma non mi spezza!!!)
Tutto ha inizio con un pacco, una scatola di cartone.
Un pacco che giace sul tavolo da molti giorni....
Una scatola scelta da me, scelta fra tutte le scatole raccolte per prepararci al trasloco, quella scatola e non un'altra, l'ho messa sul tavolo e ho iniziato a riempirla.
Poi l'ho sigillata bene bene e all'atto di spostarla non ho avute la forza, pesa come il macigno di Pietragrande.
Non so più neanche cosa ci sia dentro, so solo che è pesante e che se non la sposterà Nuvolone, starà lì sul tavolo fino al giorno della partenza.
Tutto sembra ancora irreale, eppure questa volta siamo decisi a traslocare, ad andare via da Napoli per disperderci nell'impopolosa provincia Vibonese (ogni volta che ci penso mi viene una vertigine, nausea e mi sudano le mani)...
Io, mi sento paralizzata come quella scatola sul tavolo, cioè penso che, se Nuvolone non mi metterà nel cofano e mi sistemerà come una valigia e mi legherà con i lacci elastici dei portapacchi per non rotolare giù (si dovesse aprire il cofano all'improvviso), i prossimi inquilini mi troveranno ancora lì, seduta e immobile, ferma a fissare un punto qualunque della parete (e, non so perchè, ho il presentimento che fisserò quell'immenso buco nel muro che ha fatto Sandrina con le sue zampette da ballerina durante uno dei suoi tormentatissimi scavi, lo dovrò far chiudere prima di partire, magari con lo stucco e poi rivernicio sopra o chissà lo lascio così...).
A questo punto si che sarebbe bello se qualcuno di VOI intervenisse a scuotermi con qualche domanda, se mi chiedesse perchè mi sento così rigida, se mi chiedesse se ho dei dubbi oppure se è solo il trasloco a stravolgermi. Ma so già che non lo farete, perchè, VOI, avidi scrittori di ricette letterarie, non state qui per consolarmi, VI immagino tutti a leggere saltando le righe, scorrendo veloce con il mouse fino a che non troverete scritto:
Un pacco che giace sul tavolo da molti giorni....
Una scatola scelta da me, scelta fra tutte le scatole raccolte per prepararci al trasloco, quella scatola e non un'altra, l'ho messa sul tavolo e ho iniziato a riempirla.
Poi l'ho sigillata bene bene e all'atto di spostarla non ho avute la forza, pesa come il macigno di Pietragrande.
Non so più neanche cosa ci sia dentro, so solo che è pesante e che se non la sposterà Nuvolone, starà lì sul tavolo fino al giorno della partenza.
Tutto sembra ancora irreale, eppure questa volta siamo decisi a traslocare, ad andare via da Napoli per disperderci nell'impopolosa provincia Vibonese (ogni volta che ci penso mi viene una vertigine, nausea e mi sudano le mani)...
Io, mi sento paralizzata come quella scatola sul tavolo, cioè penso che, se Nuvolone non mi metterà nel cofano e mi sistemerà come una valigia e mi legherà con i lacci elastici dei portapacchi per non rotolare giù (si dovesse aprire il cofano all'improvviso), i prossimi inquilini mi troveranno ancora lì, seduta e immobile, ferma a fissare un punto qualunque della parete (e, non so perchè, ho il presentimento che fisserò quell'immenso buco nel muro che ha fatto Sandrina con le sue zampette da ballerina durante uno dei suoi tormentatissimi scavi, lo dovrò far chiudere prima di partire, magari con lo stucco e poi rivernicio sopra o chissà lo lascio così...).
A questo punto si che sarebbe bello se qualcuno di VOI intervenisse a scuotermi con qualche domanda, se mi chiedesse perchè mi sento così rigida, se mi chiedesse se ho dei dubbi oppure se è solo il trasloco a stravolgermi. Ma so già che non lo farete, perchè, VOI, avidi scrittori di ricette letterarie, non state qui per consolarmi, VI immagino tutti a leggere saltando le righe, scorrendo veloce con il mouse fino a che non troverete scritto:
20 gr di burro
1 dl di latte
sale e pepe a piacere
e finalmente si che vi brilleranno gli occhi!
Allora le domande me le faccio da sola, anzi niente domande, solo risposte.
Ce ne andiamo da Napoli perchè presto sarò disoccupata per l'ennesima volta e ho messo la parola fine ai call center.
Ce ne andiamo da Napoli perchè abbiamo molti cani e qui, se volessimo una casa con il giardino non ci basterebbero molti lavori in molti call center per pagare l'affitto.
Ce ne andiamo da Napoli perchè a me sta sul cazzo che la città è zozza come una discarica delle periferie di Dakar e che quando vado in spiaggia è pieno di resti di pollo e frittate di pasta e a Pepa gli viene la diarrea.
Ce ne andiamo da Napoli perchè, per la stessa ragione di cui sopra, io non posso indossare sandali, che mi ritrovo ossi di pollo e lische in mezzo alle dita dei piedi.
Ce ne andiamo da Napoli perchè i clacson suonano sempre come se qualcuno stesse per partorire sul sedile posteriore anche se dietro non c'è seduto nessuno e a volte suonano anche senza il pilota.
Ce ne andiamo da Napoli perchè, è vero che la città offre molti diversivi e possibilità di svago, ma siamo così poveri che tutto ciò che abbiamo lo svaghiamo per affitto, condominio e bollette (...E PROLE...MICA SIETE ECONOMICI!!!).
Ce ne andiamo da Napoli perchè sacrificare il proprio tempo miserabile sui mezzi pubblici provoca l'ulcera e, a me personalmente, crisi di pianto e di disperazione, perchè per una che lavora 9 ore al giorno a nero, starne fuori da 10 a 12, significa non trovare tempo neanche per andare al bagno (è vero che io con le mie ricettine lampo, trovo tempo per tutto, ma questo Napoli non lo sa e ancora si incazza a vedermi in piedi ogni mattina viva e vegeta perchè mi piega, ma non mi spezza!!!)